una-tragediaDallo scorso 21 marzo 2016, con la legge n. 45, la data del 3 ottobre è stata istituita come ‘«Giornata della Memoria e dell’Accoglienza», diventando così il giorno ufficiale in cui ricordare e riflettere sulla tragedia che si consuma quotidianamente nei nostri mari.

Riteniamo sempre utile e significativo definire una “Giornata della Memoria“, ma non la si può ritenere appagante o risolutiva di un fatto molto grave – naufragio del 3 ottobre 2016 – al quale non si è dato seguito a soluzioni con la dovuta urgenza e necessità.

Il naufragio del 3 ottobre 2013, al largo delle coste di Lampedusa, morirono 368 migranti: solo 30 i corpi identificati, tutti eritrei.

Quella tragedia suscitò scandalo. “Mai più” promisero allora le istituzioni europee.

Eppure dal 1 gennaio 2014 al 1 ottobre 2016 i morti nel “cimitero” Mediterraneo sono stati complessivamente 10.688, in un crescendo pauroso e vergognoso:

  • 2014 419  morti
  • 2015 771  morti
  • 2016 ottobre  498  morti – almeno 600 i bambini (Save the Children)

Un ciclo di vite umane spezzate dalla ipocrisia e dalla indifferenza che sbarrano percorsi umanitari, che alzano muri, dopo aver bombardato, rapinato, creato miseria nelle loro Patrie di origine.

Vite umane, uomini, donne e bambini, che ogni giorno affrontando gravi pericoli e sofferenze cercano una Terra dove una «Giornata della Memoria e dell’Accoglienza», possibile, possa ricevere e riconoscere loro il diritto alla vita.

DOMANDA:
Quale relazione umanitaria intercorre tra le 368 vittime del naufragio del 3 ottobre 2016 alle quali è stata dedicata una “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza” e le 10.688 vittime di decine di altri naufragi che si sono verificati?

NON SONO NUMERI, SONO VITE UMANE

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MIO ADORATO AMORE

Mio adorato amore, per favore non morire, io ce l’ho quasi fatta. Dopo mesi e giorni di viaggio sono arrivato in Libia. Domani mi imbarco per l’Italia.

Che Allah mi protegga. Quello che ho fatto, l’ho fatto per sopravvivere. Se mi salverò, ti prometto che farò tutto quello che mi è possibile per trovare un lavoro e farti venire in Europa da me. Se leggerai questa lettera, io sarò salvo e noi avremo un futuro.

Ti amo, tuo per sempre Samir“.

Samir, Egiziano 20 anni, arrivato cadavere a Pozzallo, aveva questa lettera in una busta di plastica sigillata, che è stata tradotta dalle autorità italiane.

Purtroppo, lui non ce l’ha fatta e non ha potuto spedire questa lettera

Siamo tutti esseri umani, viviamo sotto lo stesso cielo, abbiamo per Madre la stessa Terra, possiamo pensare di essere diversi, ma non possiamo negare di essere parte della stessa umanità.

Per questo non possiamo rimanere indifferenti.

Addio SAMIR