L’italiano in Rete SSP per minori non accompagnati

OBIETTIVO GENERALE

Fornire alcuni rudimenti della lingua italiana a un gruppo di ragazzi minori non accompagnati che il Comune ha in carico, ospitati presso diverse comunità e che non possono accedere ai servizi previsti dal CPIA. Forzatamente, dato il periodo di isolamento, utilizzando la forma della didattica a distanza.

Il progetto coinvolge il Comune, le Comunità che ospitano i minori e la Rete Scuole Senza Permesso (SSP) la cui attività è totalmente a titolo di volontariato, in continuità e coerenza con la  sua esperienza sul territorio  milanese dal 2005 ad oggi.

Il Comune

  • Ha la tutela legale dei ragazzi
  • Si impegna a sensibilizzarli e motivarli rispetto alla importanza di seguire corsi di italiano
  • Si impegna a fornire alle comunità strumenti informatici adeguati per poter svolgere attività di didattica a distanza
  • Tiene i rapporti con gli educatori delle comunità
  • Tiene i rapporti col coordinatore della RET SSP
  • Mette a disposizione il supporto di un mediatore culturale in caso di necessità
  • Monitora l’andamento del progetto e interviene in caso di problemi

La Comunità e i suoi educatori

  • Si impegnano a sensibilizzare e motivare i ragazzi rispetto alla importanza di seguire corsi di italiano
  • Mantengono rapporti col coordinatore della RETE SSP per questioni di carattere generale
  • Mantengono rapporti coi volontari che faranno didattica ai ragazzi della loro comunità
  • Concordano coi volontari frequenza e orari delle lezioni
  • Supportano i volontari nella definizione dei contenuti della didattica sulla base delle singole situazioni
  • Si impegnano a controllare che i ragazzi seguano con puntualità e impegno le lezioni concordate

La Rete Scuole Senza Permesso

  • Mantiene rapporti con l’ufficio della Dottoressa Barbara Luchesi, coordinatrice Equipe  MSNA  per gli aspetti generali del progetto
  • Mantiene rapporti con i responsabili delle comunità per gli aspetti generali del progetto
  • Coordina le disponibilità dei volontari e organizza l’organico delle classi a distanza
  • Fornisce attraverso l’attività dei volontari lezioni di italiano ai ragazzi
  • Monitora l’andamento del progetto e interviene in caso di problemi

Relazione sul Progetto  Scuola Remota

Alla fine del mese di marzo il Comune di Milano, tramite l’ufficio responsabile dei minori non accompagnati, prendeva contatto con la RETE SSP segnalando che un piccolo gruppo dei ragazzi affidati in tutela al Comune, una trentina, non aveva in questo periodo di quarantena accesso ad alcuna fonte di didattica a distanza. E chiedeva quindi alla RETE SSP se poteva farsene carico.

Valutata la situazione, ed accertato che in effetti questi ragazzi erano privi di assistenza didattica, la RETE SSP accettava tale richiesta, affidando a Fabio M il compito di coordinare questa attività. Veniva inviato dai referenti  l’invito ai volontari di ogni scuola a fornire la loro disponibilità, e nel giro di pochi giorni arrivavano  54 adesioni da docenti di 16 diverse scuole della RETE. Un bell’esempio di generosità e di capacità di mobilitazione della Rete stessa.

Il numero dei ragazzi veniva precisato: erano 35. Con questi numeri era quindi possibile  non solo una didattica “uno a uno”  come si era auspicato all’inizio, ma addirittura di più. Praticamente una ventina di ragazzi potevano  avere a loro disposizione addirittura due insegnanti. Dopo qualche ritardo dovuto alla lentezza con cui arrivavano le informazioni da alcune comunità, formati gli abbinamenti volontari-studenti, da martedì 21 aprile il Progetto prendeva concretamente il via.

Abbiamo dato a questa iniziativa il nome di Scuola Remota l’italiano in Rete (SSP)  per minori non accompagnati.

Nei giorni successivi, in due momenti diversi, arrivava dal Comune la richiesta di inserire nel progetto altri studenti:

  • prima quattro  ragazzi ospiti di un’altra comunità, l’ottava del gruppo  (che era venuta a conoscenza della possibilità di partecipare al Progetto)
  • poi due ragazzi che vivono con famiglie affidatarie. E abbiamo quindi scoperto anche l’esistenza di questa forma di assistenza ai minori, che non conoscevamo.

Non era scontato soddisfare questa richiesta, tenendo conto che le disponibilità dei volontari erano già state raccolte e distribuiti i loro compiti; ma in entrambi i casi ce l’abbiamo fatta, grazie a un ulteriore sforzo collettivo e alla collaborazione sia dei referenti delle scuole che dei volontari già in pista. Siamo riusciti a recuperare le energie di altre persone collegate alle scuole, e alcuni volontari si sono assunti l’onere di un doppio incarico.

Anche questa, mi permetto di sottolineare, una bella dimostrazione di elasticità e capacità di reperire risorse ed energie da parte della RETE SSP.

I numeri a regime del progetto son quindi ora questi: ragazzi 41 –  volontari 58 (più il coordinatore)

Qualche dato sugli attori di questa vicenda

I Ragazzi

Sono tutti maschi e hanno un’età compresa fra i 15 e i 18 anni. Il livello di conoscenza della lingua italiana è tra l’A1 e l’A2. In un primo incontro ci era  stato detto che erano quasi tutti egiziani e albanesi; in realtà, come riscontriamo ormai regolarmente nelle nostre scuole, vengono da tutte le parti del mondo. La provenienza in questo caso è da ben 14 paesi diversi, con questi numeri in ordine decrescente:

PAESI N. Studenti
Albania 12
Egitto 6
Bangladesh 4
Kosovo 4
Marocco 3
Tunisia 3
Guinea 2
Turchia 1
Pakistan 1
Nigeria 1
Gambia 1
Afghanistan 1
Iraq 1
Senegal 1
Totale 41

 

I Volontari

Provengono da 16 delle 26 scuole della RETE SSP

PROGRAMMA  DI LAVORO

All’avvio del Progetto il coordinatore ha  preso contatto con tutti i responsabili delle diverse comunità e ha chiesto loro di compilare una sintetica scheda di presentazione dei ragazzi loro ospiti, che poi è stata fornita ai volontari che li dovevano seguire.

Ai docenti  sono poi state fornite queste indicazioni pratiche:

  • piena e assoluta libertà di stabilire frequenza e durata degli incontri
  • libera scelta delle piattaforme da usare nella comunicazione coi ragazzi
  • assoluta indipendenza nelle scelte didattiche rispetto ai contenuti, agli strumenti, agli argomenti

Quindi i volontari hanno assunto in pieno la responsabilità del lavoro coi ragazzi e le scelte conseguenti. Al coordinatore è affidato il compito di  tenere sotto controllo questa macchina complessa, di mantenere rapporti con Comune e comunità, di monitorare l’andamento del lavoro, di intervenire nel caso di problemi o disfunzioni.  

I volontari non avevano certo bisogno di motivazione, ma ci sembra opportuno riportare qui quanto scritto nella prima mail  a loro rivolta all’inizio del Progetto, poiché ben rappresenta lo spirito, l’intento di questa iniziativa:

Affrontando questo compito cui ci accingiamo,  di sostegno nell’apprendimento della lingua con un gruppi di giovani ragazzi stranieri,  con tutti i dubbi, le domande, le incertezze che inevitabilmente si affollano nella nostra mente, una certezza ci accompagna e ci rafforza. Tutto quello che faremo  sarà il benvenuto. Perché questi ragazzi, che già appartengono alla fascia degli ultimi degli ultimi, in questa crisi da virus pagano il prezzo più alto, e sono privati di tutto, salvo le condizioni  fondamentali di sussistenza.

Dal punto di vista dell’apprendimento della lingua, il nulla. Perciò, tutto quello che noi faremo sarà  qualcosa in più dello zero cui la vita li ha costretti in questo periodo.

Il che non significa certo che il nostro intervento debba avere spirito assistenziale. Anzi. Lo faremo con alle spalle le conoscenze  e le  competenze che abbiamo accumulato in questi anni nelle scuole di italiano in cui abbiamo tutti lavorato. Oserei dire con la professionalità che abbiamo acquisito sul campo.

ANDAMENTO DELL’ATTIVITA’

E’ ancora troppo presto per dare una valutazione su “come sta andando” il Progetto. Nei prossimi giorni sarà effettuato un monitoraggio presso i volontari proprio a questo scopo:  ricavare dalla loro voce e dalla loro esperienza una valutazione articolata delle attività, dei suoi lati positivi,  e delle su criticità.

Quello che si può però dire è che fino dai primi giorni sono arrivati sia dai volontari che dai responsabili delle comunità, pur se in modo frammentario, messaggi di grande soddisfazione per l’avvio del lavoro e di partecipazione molto motivata da parte degli studenti ai primi incontri organizzati. Forti di questa certezza proseguiamo il nostro lavoro con entusiasmo e impegno.

Riporto solo a titolo di esempio qualche messaggio ricevuto nei primi giorni della attività da parte di alcuni responsabili delle comunità coinvolte:

Grazie a voi per  disponibilità ed impegno. Oggi come hai potuto capire dal report della maestra E., ho partecipato in prima persona alla lezione e ho avuto veramente un ottima impressione. Bella lezione. Non esageratamente lunga ma intensa. Grande disponibilità e competenza dell’insegnante, il tutto condito da un bel sorriso ben stampato che non fa mai male in questo periodo. Grazie ancora.

Grazie per la disponibilità e per la rapidità organizzativa, a cui abbiamo tentato di rispondere seppur presi dalle incombenze quotidiane. Questo è il welfare comunitario che ci caratterizza e che dovrebbe essere valorizzato sempre di più. A Milano ci siamo riusciti.

Grazie! Concordo nel saper riconoscere che da questa esperienza  di isolamento è buona pratica saper riconoscere ciò che di buono ci ha testimoniato e tenerlo ben presente per non disperdere il senso di quanto abbiamo vissuto. Grazie a tutti per essere così presenti e vitali, segno che “Ce la Faremo”!

In primis mi complimento per l’organizzazione dei volontari, iniziate le prime video lezioni e devo dire che i ragazzi sono entusiasti. Speriamo non gli passi troppo in fretta la voglia 😄.

Grazie. State facendo, e bene, un grande lavoro!

NOTA CURIOSA

Per concludere, mi sembra interessante  e simpatico condividere questa informazione, che personalmente mi ha molto incuriosito: noi siamo una rete di scuole milanesi. Lavoreremo con ragazzi sotto tutela del Comune di Milano. Ma il nostro lavoro supera i confini cittadini. È l’effetto della “didattica a distanza”: perché  in questo gruppo c’è  una/o  di noi che comunica dalla Sicilia, un altro/a da Roma, un altro/a da Nizza, una/o dalla Liguria,  una/o dalla Svizzera, e una/o addirittura  dalla  Svezia. È la globalizzazione che ci piace questa!

 

Milano, 16 maggio 2020
Fabio Mantegazza