Le parole servono per accompagnare la vita non per giudicare la morte.
Di fronte al mare osservi grandi orizzonti, spazi infiniti, angoli di intensa bellezza; il silenzio raccoglie una grande emozione e non c’è parola capace di raccontarla, di esaurirla.
C’è molta vita dentro il mare che racconta il presente, come il passato e spiega il futuro.
Nel presente naviga la vita, e si decompone quando le forze del male affondano le speranze e mandano alla deriva.
Il profondo del mare è carico di storia, morta, ma ancora è carico di memoria, viva.
Tra il presente e il passato c’è la parola dell’umano che resiste alla morte, trova il significato che racconta la vita dentro la morte, l’agonia: e carica di energia il presente.
La parola riscatta la vita quando accoglie in sé la memoria: rigenera nuova forza del vivere.
La parola si coniuga tra il presente reale e il passato profondo: dà ragione al futuro possibile.
Nel nostro mare non lasciate cadere fiori e neppure emozioni; ascoltiamo le mille parole che emergono dal suo profondo senza tradire la loro memoria: diamo vita alle parole che gridano giustizia per la morte subita.
Affermiamo la responsabilità della parola affinché non si confonda nel nulla o in chi la pronuncia invano, per ricompone il suo significato alla realtà.