Il concorso di scrittura Immicreando 2014, giunto alla XII edizione, quest’anno ha per tema il cibo.

premio ISMU a Julie

  La rassegna nasce nella primavera del 2002, per opera della Fondazione ISMU e l’ufficio per la Pastorale dei Migranti della    diocesi di Milano, il progetto rivolto a cittadini di origine straniera, ha come oggetto opere di narrativa inedite, scritte in lingua italiana, in forma di racconto e mira alla valorizzazione e al riconoscimento delle capacità creative degli stranieri, attraverso un esercizio letterario in cui si raccontino la propria esperienza di viaggio, di migrazione, di incontro con la nuova realtà geografica, sociale, culturale  nel Paese di arrivo, e di riscoperta delle proprie radici.

   I testi di quest’anno, ispirati al titolo: Pane, riso, cous cous. Il cibo di ogni giorno che rende speciale la mia vita, sono degli  scritti sul ruolo e il significato del cibo, materia e principio fondamentale nella vita di ciascuno.

     Racconti sul cibo come elemento caratteristico delle feste, dei riti, delle tradizioni, dei legami con la propria terra, i propri cari e la propria cultura.

Racconto sul cibo come espressione culturale e sociale, che contribuisce a rafforzare l’identità degli individui.

La Rete Scuole Senza Permesso ha giocato un ruolo rilevante all’interno della rassegna, Rafael e Julie, due studenti della Scuola Popolare per Stranieri di Rogoredo, aderente alla rete, con le loro storie hanno raggiunto due dei riconoscimenti più importanti e ottenuto la seconda e la terza posizione in classifica.

Di seguito riportiamo il testo di Julie, Doclon – Purè di banana, un racconto autobiografico che narra un piccolo dettaglio della sua infanzia in Costa d’Avorio.

….Buona lettura!!!

DOCLON – PURE DI BANANA

Mi chiamo Chizo Julie, ho cinquanta anni e vengo dalla Costa d’Avorio. Vivo in Italia dal 2011, dove ho lavorato come badante fino all’estate del 2013. Lavoravodurissimamente anche nel mio paese ed ero molto brava a cucinare, perché lo facevo fin da ragazzina. La mia famiglia infatti era molto numerosa: sette femmine e tre maschi. Io sono la più grande e per questo ero sempre accanto a mia madre mentre cucinava e l’aiutavo a passarle gli ingredienti che le servivano; seguivo i suoi gesti attentamente. Lei mi ha insegnato tante ricette e diceva sempre che una donna deve saper cucinare: se non è capace, è una vergogna per la sua famiglia e il suo matrimonio.

Mi sono sposata e ho avuto tre figli, ma sono stata costretta a venir via dal mio paese per cercare fortuna e trovare un lavoro per mantenere i miei figli.

 Qui in Italia ho imparato a preparare i piatti della cucina italiana e mi piacciono molto, ma spesso sento la nostalgia dei cibi della mia terra. Qualche volta li cucino, anche se non è sempre facile trovare gli ingredienti giusti.

Per questo vorrei presentare una delle mie ricette molto facile: il doclon o purè di banana. Gli ingredienti e la preparazione sono molto semplici.

Mio padre era insegnante e cambiava villaggio ogni tre-quattro anni, così io e la mia famiglia abbiamo percorso tanti chilometri nel paese e abbiamo conosciuto tradizioni e cibi diversi. Ho scelto questa ricetta soprattutto perché mi ricorda molto la mia infanzia. Sabato verso le 20 di sera, io e le mie sorelle pensavamo già alla colazione della domenica mattina e chiedevamo ai nostri genitori di comperare per noi il purè di banana. La signora che vendeva il purè di banana veniva solo la domenica perché sapeva che tutti gli abitanti del villaggio erano a casa. La domenica, essendo un giorno di festa dichiarato dal Signore, nessuno lavora anche nel mio paese. La venditrice durante la settimana coltivava i campi e il sabato preparava il purè, sicura di venderlo tutto la domenica e di tornare a casa soddisfatta. Noi non riuscivamo a dormire perché volevamo svegliarci la mattina presto. Nelle altre mattine mangiavamo pane e biscotti con caffè o thè, qualche volta anche torte fatte con la pappa di mais e di soia, ma il purè di banana per noi era la colazione più buona

La signora che vendeva si faceva chiamare “MA MA Doclon”, che in italiano vuol dire “mamma di purè di banana”.

MA MA Doclon veniva con la corriera delle 6.30 della mattina di domenica; lei camminava almeno mezza ora per arrivare nel nostro villaggio. Perciò alle 7 sentivamo le sue grida. Era una donna di circa quaranta anni, alta, con un bel viso rotondo e bellissimi capelli. Era vestita con un completo di panno fiorito di colore giallo, rosso e azzurro; aveva un foulard sulla testa dello stesso colore e le ciabatte nere.

Tutti eravamo felici di vederla, anche nelle case vicine. Mentre mangiavamo il doclon, lei faceva il conto e si preparava ad andare in un altro posto. Noi pensavamo già alla prossima domenica per vederla e ci veniva nostalgia pensando a lei.

Aveva una soneria in mano che faceva questo rumore: “PUPAN, PUPAN, PUPAN”. In testa portava una bacinella piena di doclon, che erano piccoli pacchetti legati a fette con foglie di banana.

Quando arrivava al villaggio, la signora si fermava e metteva giù la bacinella e cantava: “BALUA, ZUPE, ZUPE, ZUZU; BALUA, ZUPE, ZUPE, ZUZU; BALUA, ZUPE, ZUPE, ZUZU”. Ballava anche a passo della canzone. Questa canzone significa: “Andata ritorno. Chi assaggia il doclon non può resistere e avrà sempre voglia di tornare in dietro a comperare ancora”.

Era proprio così: chi mangiava il doclon, ne voleva subito altro; gli veniva voglia di mangiarlo ancora.

Mi manca molto il mio paese, ho nostalgia dei miei figli, della mia famiglia, del villaggio, del sole, perché là si sta bene e fa caldo, non c’è inverno.

Quando sono molto triste mi preparo il doclon, perché adesso lo so fare anch’io.

 

Se a qualcuno è venuta voglia di assaggiarlo, ecco la ricetta:

– mettere 1 chilo di banane molto mature nel mixer per fare l’impasto che deve diventare una crema;

– versare l’impasto in un piatto grande, aggiungendo 300 grammi di farina di riso;

– fare dei piccoli pacchetti con le foglie di banana e legarli con un filo:

– mettere i pacchetti in una larga pentola con acqua e far bollire per circa un’ora;

– toglierli dall’acqua e asciugarli per poco tempo nel forno.

 

Buon appetito!