All’inizio di marzo 2017 M., ex-studente e collaboratore della scuola Sheb Sheb è stato espulso dall’Italia in Egitto in seguito ad un normale controllo avvenuto a Milano in Via Padova.
M. è stato vittima dell’inasprimento dei controlli e delle espulsioni a danni dei migranti irregolari, in linea con la politica disumana e non accogliente, in materia di immigrazione, dell’attuale governo italiano.
M. era in Italia dal 2010, non era mai riuscito a regolarizzarsi e aveva tuttavia sempre lavorato come muratore. Attento e sensibile alle problematiche riguardanti l’immigrazione, dopo essere stato studente aveva iniziato a collaborare con Sheb Sheb, una scuola della Rete SSP. Poco prima di venire espulso si era sposato con una giovane connazionale conosciuta a Milano, desideroso di radicare sempre di più il suo progetto migratorio, anche sotto questo aspetto della vita.
Da subito Sheb Sheb, seguita dal suo legale, e sostenuta dalla Rete SSP ha iniziato la procedura per il ricorso presso il Giudice di Pace per l’annullamento dell’espulsione. Ai motivi di merito che si deducono dalla storia di M. si sono aggiunti motivi di forma legati alla pessima redazione del decreto di espulsione da parte dell’autorità competente.
Tuttavia gli ostacoli non sono finiti. Il ricorso è stato depositato il 3 aprile e, sebbene ci siano termini di legge espliciti riguardo ai tempi di svolgimento del procedimento, questi non sono stati rispettati fissando l’udienza al 9 giugno. Da questa data, in seguito ad uno “sciopero” del Giudice di Pace l’udienza è stata spostata dapprima al 14 luglio, poi, senza nemmeno comunicarlo al legale, al 4 settembre.
La Rete esprime la sua contrarietà riguardo a tutto quanto successo ritenendolo lesivo dei più elementari diritti di una persona ed esprime il suo totale sostegno al ragazzo e all’associazione Sheb Sheb che lo sta seguendo.