Il sistema di accoglienza CAS/SPRAR costituisce – pur con evidenti lacune – una prima risposta alla domanda di solidarietà proveniente da persone martoriate dalla guerra, dalla miseria, dalla carestia.
La campagna anti-migranti e le recenti misure tese a smantellare tale sistema si ritorcono contro la nostra società in varia misura.
1) Lasciano sulla strada centinaia, migliaia di giovani, prevalemtemente dell’Africa sub-sahariana, che non avendo – diversamente da altre etnie di antica immigrazione – una rete familiare/amicale di sostegno, sono costretti al vagabondaggio, all’accattonaggio, a comportamenti al limite della legalità.
Ciò aumenta artatamente il senso di insicurezza nella popolazione italiana e crea l’aspettativa di una risposta forte da parte dello Stato. Su queste basi certe parti politiche hanno costruito effimeri vantaggi elettorali, ma va denunciato che le iniziative di rimpatrio forzato hanno effetti minimi e che gli arrivi continuano ad essere numerosissimi, via terra e via aria, dall’America latina, dall’Oriente e dal Maghreb.
2) La componente presa di mira da queste politiche è quella di colore, che dalla nostra sotto-cultura collettiva è percepita come diversa e maggiormente minacciosa. Sembra rinnovarsi la denuncia di Primo Levi secondo la quale accade a individui e popoli di credere più o meno consapevolmente che “ogni straniero è nemico” e che questa convinzione, trattenuta in fondo all’animo come una infezione latente e vergognosa, può manifestarsi e scatenarsi quando un sistema di pensiero ne fa uso. Siamo molto prossimi a questa condizione: la seconda conseguenza delle attuali politiche è il diffondersi di comportamenti e mentalità razzisti.
3) In Italia abbiamo 5 milioni di immigrati regolarmente residenti, oltre a circa un milione di naturalizzati italiani. Quale effetto producono su di loro la campagna e le misure in atto? Sono professionisti, artigiani, lavoratori, studenti che contribuiscono alla vita sociale, culturale, economica della nazione. Li conosciamo: nelle nostre scuole, molti di questi hanno fatto i primi passi verso la cittadinanza.
Con quale animo assistono allo scempio che si fa di storie simili alle loro, all’insulto verso persone nelle quali si riconoscono, alla proganda secondo la quale “lo straniero” è delinquente, stupratore, spacciatore? Quali divisioni stiamo creando nella nostra società, quale idea di futuro?
4) I centri di accoglienza sono Indistintamente definiti come dediti ad attività lucrose, prossimi alla criminalità organizzata e interessati solo allo sfruttamento dei loro ospiti. Un giudizio che fa di tutte le erbe un fascio.
La decisione di chiuderli produce un effetto disumano su chi vi opera, mediatori culturali, sociologi, insegnanti, medici prevalentemente italiani vengono lasciati a casa senza prospettive occupazionali. A oggi, oltre 18.000.
In occasione della trattativa sindacale che riguarda i 118 licenziati di Fondazione Arca, con molti dei quali alcune delle nostre scuole hanno lungamente collaborato per l’insegnamento dell’italiano e l’accompagnamento di centinaia di migranti, vogliamo associarci alle loro richieste:
NO AI LICENZIAMENTI, SI’ ALLA DIFESA DEL LAVORO E DELL’ACCOGLIENZA!