Gli scontri che ci sono stati nelle scorse settimane a Kiev, capitale dell’Ucraina, hanno prodotto decine di vittime.
L’Ucraina, situata tra la Russia e l’Unione Europea, con i suoi gasdotti e oleodotti che portano gas e petrolio russo ai paesi europei, è terreno di scontro tra più contendenti. La contesa è tra la Russia e l’ Unione Europea, con gli Stati Uniti che concorrono ad alimentare tensioni nella zona.
Le prove di forza dimostrate con lo spiegamento di truppe, missili, flotte fanno parte della logica delle potenze che si vogliono spartire territori e dividersi tra loro le sfere d’influenza.
L’Europa ha alimentato una speranza di vita e un futuro migliori a molti lavoratori e giovani. Speranze che ha tradito.
In Ucraina, su circa 46 milioni di abitanti, i salariati sono 14 milioni. Di questi quasi 6 milioni lavorano nell’industria. Dai cinque ai sei milioni sono migranti: un milione nella UE, tre milioni e mezzo in Russia. Circa 200.000, secondo i dati ufficiali, sono in Italia, ma la Caritas ne stima 400-500 mila.
I lavoratori ucraini sono parte del proletariato europeo. L’Unione Europea sposta e impianta nuove fabbriche dove i costi salariali sono molto ridotti. Il lavoratore ucraino è quindi costretto a scegliere tra il calvario del migrante alla ricerca di un difficile lavoro in Europa, oppure lo sfruttamento a salari bassissimi nelle fabbriche del potere corrotto o la precarietà nelle miniere o nelle industrie del Donbass in crisi.
Per i lavoratori ucraini, per non diventare strumento delle varie frazioni capitalistiche in lotta, l’unica strada è l’unità con tutti i lavoratori d’Europa e del mondo.