L’iniziativa della RETE SSP che nelle scorse settimane ha portato al cinema Beltrade per quattro pomeriggi consecutivi oltre 700 migranti ha meritato l’attenzione del Corriere della Sera.

Il quotidiano nazionale nella sua edizione milanese di domenica 23 febbraio ha pubblicato in prima pagina un rilevante articolo sull’avvenimento a cura di Elisabetta Andreis.

In prima pagina il trafiletto parla di “emozioni al cinema con 700 nuovi milanesi” e una bella foto di gruppo degli studenti delle scuole nel cortile del Beltrade. Poi a pag. 4 un lungo articolo dal titolo Le “scuole senza permesso” portano 700 migranti nelle sale cinematografiche che parla estesamente dell’iniziativa dando ampio spazio alla voce degli studenti che hanno partecipato alla proiezione del film SI, CHEF.

 

Le «scuole senza permesso» portano 700 migranti nelle sale cinematografiche

di Elisabetta Andreis

Le emozioni al cinema con 700 nuovi milanesi

A centinaia. Lavoratori stranieri, migranti rifugiati o richiedenti protezione. Tutti al cinema Beltrade. Sono compagni di scuola, di classe, di banco: l’universitaria dal Venezuela e il venditore di rose dal Bangladesh, il magazziniere egiziano e il richiedente asilo del Gambia che cerca «qualunque lavoro» e vive in una comunità d’accoglienza. Tutti questi nuovi milanesi imparano l’italiano nelle «Scuole senza permesso», coordinate in rete e animate da 600 volontari. Una volta l’anno gli studenti si ritrovano al cinema per una lezione speciale. Stavolta il record di partecipazione, 700 iscritti divisi in quattro proiezioni.

Lezioni speciali di italiano al Beltrade: un incrocio di culture

Un atlante metropolitano formato da centinaia di stranieri e migranti, rifugiati o richiedenti protezione, si è dato appuntamento ieri al cinema Beltrade. Sono compagni di scuola, di classe, di banco: l’universitaria dal Venezuela e il venditore di rose dal Bangladesh, il magazziniere egiziano e il richiedente asilo del Gambia che cerca «qualunque lavoro» e vive in una comunità d’accoglienza.

Crocevia di storie

Storie molto diverse raccolte a fattor comune: quelle persone imparano tutte l’italiano nelle «Scuole senza permesso», che sono 35 sul territorio, coordinate in rete e animate da 600 volontari. Una volta l’anno gli studenti si ritrovano al cinema per una lezione speciale al cinema.

Stavolta il record di partecipazione, 700 iscritti divisi in quattro proiezioni invece delle due previste, per il film La brigade, rigorosamente in lingua italiana, con sottotitoli nella stessa lingua. «Qui ti accorgi che la tua storia somiglia a tantissime altre», è la verità di Ahmed, dal Bangladesh, che lavora all’Ortomercato. «Ti senti meno solo», dice ancora Josué dal Perù, 33 anni, che in patria faceva l’infermiere e qui si è adattato a lavorare come badante. Hassan, 25 anni dalla Guinea alle domande si tira indietro e il vicino, Angelo dal Venezuela, aspirante barbiere, lo difende: «Non riesce ancora a capire ma presto lo farà perché lo stiamo aiutando».

Microcosmo

È un modo per fare amicizia, tira semplicemente le fila Nileema, 27 anni dallo Sri Lanka, che frequenta un master al Politecnico. Sono giovani che qui a Milano in numero crescente stanno in bilico tra il modello culturale da cui provengono e quello che trovano fuori dalla porta di casa. Persone per le quali integrarsi corrisponde anche allo sforzo di non perdere le proprie radici. È un microcosmo dove in nome dell’obiettivo comune (sopravvivere) la solidarietà pare davvero prevalere, almeno per la durata di un film. L’utenza è trasversale: alla prima proiezione erano più di 200: il più piccolo aveva 16 anni, la maggiore 62, tanti (ancora) senza permesso di soggiorno.

L’accoglienza

In generale sono 650 le persone migranti, rifugiate o richiedenti protezione che nel 2024 si sono rivolte per la prima volta ai servizi del Comune per imparare l’italiano. Il servizio di orientamento, aperto lo scorso novembre, è il Welcome center di via Sammartini. Molti non passano da lì e il bisogno cresce. Sul territorio ci sono un centinaio di scuole. I sette Cpia gratuiti e quelle del Comune a prezzi calmierati sono le pubbliche.

Terzo settore

Ci sono poi una ventina di scuole del Terzo settore finanziate da fondi ministeriali o europei, altre venti nelle parrocchie e le 35 Scuole senza permesso. Non sempre ce ne accorgiamo ma i loro studenti ci circondano nei rapporti di prossimità e nelle più varie occasioni di incontro.

Il badante del nonno, il rider con la spesa, il pizzaiolo egiziano, l’infermiera della zia, i compagni di classe da tutto il mondo dei nostri figli. «Quando il numero dei contatti supera una certa soglia – osserva Fabio Mantegazza, tra i promotori storici — l’occhio non nota neanche più le differenze». Così succedeva ieri, al cinema Beltrade.


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